Il filosofo di campagna, libretto, Forlì, Barbiani, 1758

 quello che vostro sposo è destinato.
 LESBINA
395Con licenza signor m’hanno chiamato.
 NARDO
 Dove andate?
 LESBINA
                            Non so.
 NARDO
 Eh restate carina.
 LESBINA
                                   Signor no.
 NARDO
 Vi spiace il volto mio?
 LESBINA
                                           Anzi mi piace...
 ma...
 NARDO
             Che ma?
 LESBINA
                                Non so dir... che cosa sia.
400Con licenza signor voglio andar via.
 NARDO
 Fermatevi un momento.
 (Si vede dal rossor ch’è figlia buona).
 LESBINA
 (Servo me stessa e servo la padrona).
 
    Compatite signor s’io non so,
405son così, non so far all’amor.
 Una cosa mi sento al cor
 che col labro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua,
 sapete cos’è.
410Voltatevi in là
 lontano da me.
 
    Voglio partire, mi sento languire.
 Ah! Col tempo spiegarmi saprò.
 
 SCENA XI
 
 NARDO e DON TRITEMIO
 
 NARDO
 Si vede chiaramente
415che la natura in lei parla innocente.
 Finger anche potrebbe, è ver purtroppo,
 ma è un cattivo animale
 quel che senza ragion sospetta male.
 DON TRITEMIO
 Messer Nardo da bene
420compatite se troppo trattenuto
 m’ha un domestico impaccio;
 vi saluto di core.
 NARDO
                                 Ed io v’abbraccio.
 DON TRITEMIO
 Or verrà la figliola.
 NARDO
                                     È già venuta.
 DON TRITEMIO
 La vedeste?
 NARDO
                         Gnorsì l’ho già veduta.
 DON TRITEMIO
425Che vi par?
 NARDO
                         Mi par bella.
 DON TRITEMIO
                                                   È un po’ ritrosa.
 NARDO
 La fanciulla va ben sia vergognosa.
 DON TRITEMIO
 Disse niente? Parlò?
 NARDO
                                        Mi disse tanto
 che sperare mi fa d’essere amato.
 DON TRITEMIO
 È vero?
 NARDO
                  È ver.
 DON TRITEMIO
                                (Oh il ciel sia ringraziato).
430Ma perché se n’andò?
 NARDO
                                           Perché bel bello
 amor col suo martello
 il cor l’inteneriva
 e n’aveva rossore.
 DON TRITEMIO
                                   E viva, e viva.
 Eugenia dove sei? Facciamo presto,
435concludiamo l’affar.
 NARDO
                                       Per me son lesto.
 DON TRITEMIO
 Chi è quella?
 NARDO
                           È mia nipote.
 
 SCENA XII
 
 LA LENA e detti, poi LESBINA
 
 NARDO
 Che volete voi qui?
 LENA
                                      Con sua licenza
 alla sposa vorrei far riverenza.
 DON TRITEMIO
 Ora la chiamerò.
 NARDO
440Concludiamo le nozze.
 DON TRITEMIO
                                           Io presto fo.
 LENA
 Signor zio com’è bella?
 NARDO
 La vedrai, è una stella.
 LENA
 È galante, è graziosa?
 NARDO
 È galante e gentile ed amorosa.
 LENA
445Vi vorrà ben.
 NARDO
                           Si vede
 da un certo non so che
 che l’ha la madre sua fatta per me.
 Appena ci siam visti,
 un incognito amor di simpatia
450ha messo i nostri cuori in allegria.
 
    Son pien di giubilo,
 ridente ho l’animo,
 nel sen mi palpita
 brilante il cor.
 
 LENA
 
455   Il vostro giubilo
 nelle mie viscere
 risveglia ed agita
 novello amor.
 
 LESBINA
 
    Sposino amabile
460per voi son misera;
 mi sento mordere
 dal dio d’amor.
 
 NARDO
 
    Vieni al mio seno
 sposina amabile.
 
 LENA
 
465Signora zia
 a voi m’inchino.
 
 A TRE
 
 Dolce destino,
 felice amor.
 
 LESBINA
 
    Parto parto; è il genitore.
 
 NARDO
 
470Perché partir.
 
 LESBINA
 
                             Il mio rossor
 non mi lascia restar qui.
 
 NARDO
 
    Vergognosetta
 la poveretta
 se ne fuggì.
 
 LENA
 
475   Se fossi in lei
 non fuggirei
 chi mi ferì.
 
 DON TRITEMIO
 
    La ricerco e non la trovo.
 Oh che smania in sen io provo.
480Dove diavolo sarà?
 
 NARDO, LENA
 
 Ah ah ah ah ah ah. (Ridono)
 
 DON TRITEMIO
 
    L’ho cercata su e giù;
 l’ho cercata qua e là.
 
 NARDO, LENA
 
 Ah ah ah ah ah ah.
 
 DON TRITEMIO
 
485Voi ridete? Come va?
 
 NARDO, LENA
 
 Fin adesso è stata qua.
 
 DON TRITEMIO
 
 Dov’è andata?
 
 NARDO, LENA
 
                             È andata là.
 
 DON TRITEMIO
 
 Quando è là la troverò
 e con me la condurò.
 
 NARDO
 
490   Superare il genitore
 potrà ben il suo rossore.
 
 LENA
 
 Non è tanto vergognoso
 il suo core con lo sposo.
 
 A DUE
 
 Si confonde nel suo petto
495il rispetto con l’amor.
 
 LESBINA
 
    Presto presto sposo bello,
 via porgetemi l’anello
 che la sposa allor sarò.
 
 LENA
 
 Questa cosa far si può.
 
 NARDO
 
500Ecco ecco ve lo do.
 
 LESBINA
 
    Torna il padre, vado via.
 
 NARDO
 
 Ma perché tal ritrosia?
 
 LESBINA
 
 Il motivo non lo so.
 
 LENA
 
 Dallo sposo non fuggite.
 
 LESBINA
 
505Compatite, tornerò. (Entra)
 
 NARDO, LENA
 
    Caso raro! Caso bello!
 Una sposa con l’anello
 ha rossor del genitor.
 
 DON TRITEMIO
 
    Non la trovo.
 
 NARDO, LENA
 
                              Ah ah ah.
 
 DON TRITEMIO
 
510Voi ridete?
 
 NARDO, LENA
 
                        È stata qua.
 
 LENA
 
 Collo sposo ha favellato.
 
 NARDO
 
 E l’anello già l’ho dato.
 
 DON TRITEMIO
 
 Alla figlia?...
 
 NARDO, LENA
 
                          Signorsì.
 
 DON TRITEMIO
 
 Alla sposa?...
 
 NARDO, LENA
 
                           Messersì.
 
 A TRE
 
515   Quel che è fatto fatto sia,
 stiamo dunque in allegria,
 che la sposa vergognosa
 alla fin si cangierà
 e l’amore nel suo core
520con piacer trionferà.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 EUGENIA e LESBINA
 
 LESBINA
 Venite qui signora padroncina,
 tenete questo anello,
 ponetevelo in dito.
 Fate che il genitor lo veda,
525lasciate che la sposa egli vi creda.
 EUGENIA
 Tu m’imbrogli Lesbina e non vorrei...
 LESBINA
 Se de’ consigli miei
 vi volete servir per voi non sono,
 quando no, vi protesto, io v’abbandono.
 EUGENIA
530Deh non mi abbandonare, ordina, imponi;
 senza cercar ragioni
 lo farò ciecamente,
 ti sarò non temer obbediente.
 LESBINA
 Questo anello tenete,
535quel che seguì sapete
 e quel che seguirà
 regola in avvenir ci porgerà.
 EUGENIA
 Ecco mio padre.
 LESBINA
                                 Presto
 ponetevelo al dito.
 EUGENIA
540Una sposa son io senza marito.
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 DON TRITEMIO
 A che gioco giochiamo?
 Corro, ti cerco e chiamo,
 mi fuggi e non rispondi?
 Quando vengo da te perché ti ascondi?
 EUGENIA
545Perdonate signor...
 LESBINA
                                     La poveretta
 è un pochin ritrosetta.
 DON TRITEMIO
                                           Oh bella affé
 si vergogna di me, poi collo sposo
 il suo core non è più vergognoso.
 LESBINA
 Vi stupite di ciò? Si vedon spesso
550cotali meraviglie.
 Soglion tutte le figlie,
 ch’ardono in sen d’amore,
 la modestia affettar col genitore.
 DON TRITEMIO
 Basta veniamo al fatto; è ver che avesti
555dallo sposo l’anello?
 LESBINA
                                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Parlo teco, rispondi.
 EUGENIA
                                       Eccolo qui.
 DON TRITEMIO
 Capperi! È bello assai.
 Non mi credevo mai
 che Nardo avesse di tai gioie in dito.
560Vedi se t’ho trovato un buon marito
 EUGENIA
 (Misera me se tal mi fossi).
 DON TRITEMIO
                                                     Oh via
 cotesta ritrosia scaccia dal petto,
 queste morfie oramai mi fan dispetto.
 LESBINA
 Amabile sposina
565mostrate la bocchina un po’ ridente.
 EUGENIA
 (Qualche volta Lesbina è impertinente).
 DON TRITEMIO
 È picchiato, mi par.
 LESBINA
                                       Vedrò chi sia.
 (Ehi badate non far qualche pazzia).
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA, poi LESBINA
 
 EUGENIA
 (È molto s’io resisto).
 DON TRITEMIO
570Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
 vuol esser lieta, al suo gioir condotta,
 e tu stai sì che pari una marmotta.
 EUGENIA
575Che volete ch’io dica?
 DON TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 non me n’importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 LESBINA
 Signor è un cavaliero
 col notar della villa in compagnia
580che brama riverir vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. (Col notaro?
 Qualchedun che bisogno ha di denaro).
 LESBINA
 È Rinaldo padrona, io vi consiglio
 d’evitar il periglio.
 EUGENIA
                                     Andiam Lesbina.
585Con licenza.
 DON TRITEMIO
                         Va’ pure.
 EUGENIA
                                            (Aimè meschina). (Parte con Lesbina)
 
 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO e CAPOCCHIO
 
 DON TRITEMIO
 Se denaro vorrà gliene darò,
 pur che sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
 Ma che vedo? È colui
590che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
 Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l’incomodo. Temendo
595che non siate di me ben persuaso
 ho condotto il notaro
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
600(È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco signore
 l’istromento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto camino
605vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh caperi! Che vedo!
 Questa è una cosa bella in verità;
 ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
610Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
 di comprede, di censi e di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli.
 
615   Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
 Anno millesimo
620una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea
 emit etcaetera.
 
    Case, casoni,
625giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali
 sic etcaetera
 cum etcaetera.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
630La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
 a prender altri fogli, altri capitoli,
 per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DON TRITEMIO
635Sì sì la vostra casa
 ricca, nobile e grande ognora fu;
 credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
640Le farò contradotte.
 DON TRITEMIO
                                       Obbligatissimo.
 RINALDO
 Me la accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                        Per verità
 vi è una difficoltà.
 RINALDO
                                    Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliola...
 RINALDO
 D’Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
645Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliola,
 s’ella non fosse in caso
 del mio bon cor sarete persuaso.
 RINALDO
650Sì chiamatela pur, contento io sono;
 se da lei sono escluso io vi perdono.
 DON TRITEMIO
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima.
 S’ella non puole amici come prima.
 
    Son di tutti amico,
655son vostro servitor;
 un uomo di buon cor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito;
 verrà non dubito
660sconvolta trovasi
 da un non so che.
 
    Farò il possibile sì
 pel vostro merito
 che per i titoli,
665per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egl’è.
 
 SCENA VI
 
 RINALDO, poi DON TRITEMIO ed EUGENIA
 
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio
 di sua man, del suo cor certo son io.
670Veggola che ritorna
 col genitore a lato;
 della gioia vicino è il dì beato.
 DON TRITEMIO
 Eccola qui; vedete se son io
 un galantuomo.
 RINALDO
                                Ognor tal vi credei
675benché foste nemico a’ desir miei.
 DON TRITEMIO
 Eugenia quel signore
 ti vorrebbe in isposa e tu che dici?
 EUGENIA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
680se Rinaldo che adoro avrò in isposo.
 DON TRITEMIO
 Brava figliola mia,
 il rossor questa volta è andato via.
 RINALDO
 L’udiste? Ah non tardate
 entrambi a consolare.
 DON TRITEMIO
                                          E pur pavento...
 RINALDO
685Ogni timor è vano,
 in faccia al genitor mi dia la mano.
 DON TRITEMIO
 La mano? In verità
 s’ha da far... s’ha da far... se si potrà.
 Dami la destra tua.
 EUGENIA
                                      Eccola.
 DON TRITEMIO
                                                     A voi.
690Prendetela... bel bello,
 che nel dito d’Eugenia evvi un annello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’annello la sposò
 e due volte sposarla non si può.
 RINALDO
695Come?
 DON TRITEMIO
                 Non è così?
 EUGENIA
                                        Sposa non sono.
 DON TRITEMIO
 Ma se l’anello in dono
 prendesti già delle tue nozze in segno
 non si può figlia mia scioglier l’impegno.
 Voi che dite signor?
 RINALDO
                                       Dico che tutti
700perfidi m’ingannate,
 che di me vi burlate e che son io
 bersaglio del destin barbaro e rio.
 DON TRITEMIO
 La colpa non è mia.
 EUGENIA
                                      (Tacer non posso).
 Udite; ah svelar deggio
705l’arcano onde ingannato...
 
 SCENA VII
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 Signor padron voi siete domandato.
 EUGENIA
 (Ci mancava costei).
 DON TRITEMIO
                                        Chi è, chi mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 DON TRITEMIO
 Sente signor? Del genero un famiglio
710favellarmi desia,
 onde vossignoria
 s’altra cosa non ha da comandare
 per cortesia se ne potrebbe andare.
 RINALDO
 Sì sì me n’anderò ma giuro ai numi,
715vendicarmi saprò.
 EUGENIA
                                    (Destin crudele).
 Rinaldo questo cor...
 RINALDO
                                        Taci infedele.
 
    Perfida figlia ingrata,
 padre spietato indegno,
 non so frenar lo sdegno,
720l’alma si scuote irata.
 Empio, crudel, audace,
 pace per me non v’è.
 
    E tu che alimentasti
 sinora il foco mio
725colla speranza oh dio
 così tu m’ingannasti.
 L’offeso cuor aspetta
 vendetta anche di te.
 
 SCENA VIII
 
 EUGENIA, DON TRITEMIO e LESBINA
 
 LESBINA
 (Obbligata da ver del complimento).
 DON TRITEMIO
730(Ho un tantin di paura).
 EUGENIA
                                               (Ah che tormento).
 DON TRITEMIO
 Orsù signora pazza
 ho capito il rossor che cosa sia.
 Quel che voglia colui vado a sentire,
 poi la discorrerem. S’ha da finire.
 LESBINA
735Sì signor dite bene.
 DON TRITEMIO
                                       E tu fraschetta,
 tu alimentasti dell’amante il foco?
 Vado e ritorno; parlerem fra poco. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 EUGENIA e LESBINA
 
 EUGENIA
 Ah Lesbina crudele!
 Solo per tua cagion sono in periglio.
 LESBINA
740Loderete nel fine il mio consiglio.
 Questa cosa finor mi pare un gioco;
 non mi perdo da ver per così poco.
 EUGENIA
 Prenditi quest’anello.
 LESBINA
 Eh no signora mia.
 EUGENIA
745Prendilo o giuro al ciel lo getto via.
 LESBINA
 Ma perché?
 EUGENIA
                         Fu cagione
 che Rinaldo, il mio ben, mi crede infida,
 questo anello omicida
 dinanzi agl’occhi miei soffrir non vuo’.
 LESBINA
750Se volete così lo prenderò.
 Eccolo nel mio dito.
 Che vi par? Mi sta bene?
 EUGENIA
 Ah tu sei la cagion delle mie pene.
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 DON TRITEMIO
 Oh genero garbato
755alla sposa ha mandato
 questo ricco gioiello.
 Prendilo Eugenia; guarda s’è bello.
 EUGENIA
 Non lo curo signore...
 DON TRITEMIO
                                         Ed io comando
 che tu prender lo debba; il ricusarlo
760sarebbe un’insolenza.
 EUGENIA
 Dunque lo prenderò per obbedienza.
 Ma... vi chiedo perdono,
 non mi piace, nol voglio; a te lo dono.
 LESBINA
 Grazie.
 DON TRITEMIO
                 Rendilo a me.
 LESBINA
                                             Signor padrone
765sentite una parola.
 (Se la vostra figliola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa).
 DON TRITEMIO
 (Lo crederò?)
 LESBINA
                            Signora
770non è ver che bramate
 che sposa sia? Nel darmi queste gioie,
 confessatelo pur, vostro pensiero
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 DON TRITEMIO
 E tu che dici?
 LESBINA
                            Io dico
775che il destino amico
 seconderà il dissegno,
 le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 
    Una ragazza
 che non è pazza
780la sua fortuna
 sprezzar non sa.
 
    Voi lo sapete;
 voi m’intendete,
 questo mio core
785si scoprirà.
 
    Anche l’agnella,
 la tortorella,
 il suo compagno
 cercando va.
 
 SCENA XI
 
 DON TRITEMIO ed EUGENIA
 
 DON TRITEMIO
790Dunque già che lo sai tel dico anch’io;
 è questi il pensier mio.
 Doppo che tu sarai fatta la sposa
 anch’io mi sposerò questa fanciulla.
 Piangi? Sospiri? E non rispondi nulla?
795Son stanco di soffrirti.
 Oggi darai la man. S’ha da finire.
 Se sei pazza, non vo’ teco impazzire.
 EUGENIA
 Pazza a ragion mi chiama
 il genitor crudele
800se in faccia al mio fedele, al mio diletto,
 ho tradito l’affetto
 per celar follemente in sen l’arcano
 ed or mi lagno ed or sospiro invano.
 
    Misera a tante pene
805come resisto oh dio.
 Il crudo affanno mio
 ah tolerar non so.
 
    Dov’è l’amato bene?
 Dove s’asconde o cieli!
810Amor se non lo svelli
 più vivere non vuo’.
 
 SCENA XII
 
 NARDO suonando il chitarino
 
 NARDO
 
    Amor se vuoi così
 quel che tu vuoi farò.
 Io m’accompagnerò
815in pace e sanità
 ma la mia libertà
 perciò non perderò.
 Penare signor no;
 soffrir, gridar, oibò.
 
820   Voglio cantare;
 voglio sonare;
 voglio godere
 più che si può.
 
 RINALDO
 Galantuom siete voi
825quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi; è ver che voi
 aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliola?
 NARDO
830Sì signor l’ho avuta;
 la ragazza ho veduta,
 mi piace il viso bello
 e l’ho dato stamane anche l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
835recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so.
 RINALDO
                           Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagatelle signor. E su qual banco
 investita sarà padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagador son io.
 NARDO
840Buono; si può saper
 almen per cortesia
 perché vossignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
845Perché di don Tritemio
 amo anch’io la figliola,
 perché fu da lei stessa
 la sua fede promessa a me suo sposo,
 che le siete voi troppo odioso.
 NARDO
850Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposar il lor malanno.
 Se la figlia vi vuol vi prenda pure;
 se mi burla e mi sprezza, io non ci penso,
855so anch’io con la ragion vincere il senso.
 Vi ringrazio d’avermi
 avvisato per tempo;
 ve la cedo signor per parte mia
 che già di donne non v’è carestia.
 RINALDO
860Ragionevole siete
 giustamente dal popolo stimato,
 filosofo chiamato con ragione
 superando sì presto la passione.
 Voi l’avete ceduta. A don Tritemio
865la cosa narrerò tutta com’è
 e se contrasta avrà da far con me.
 
 SCENA XIII
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Pazzo sarei da vero,
 se a costo d’una lite,
 se a costo di temere anco la morte
870procurarmi volessi una consorte.
 Amo la vita assai;
 fugo se posso i guai.
 Bramo sempre la pace in casa mia
 e non intendo altra filosofia.
 LESBINA
875Sposo ben obbligata.
 M’avete regalata.
 Anch’io quando potrò
 qualche cosetta vi regalerò.
 NARDO
 No no figliola cara
880dispensatemi pur da tal finezza.
 Quando ho un poco di bene mi consolo
 ma quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
 Che dite? Io non v’intendo.
 NARDO
                                                    Chiaramente
 dunque mi spiegherò.
885Siete impegnata il so con altro amico
 e a me di voi non me ne importa un fico.
 LESBINA
 V’ingannate, lo giuro; e chi è codesto
 con cui da me si crede
 impegnata la fede?
 NARDO
                                      È un forastiero
890che mi par cavalliero,
 giovane, rissoluto, ardito e caldo.
 LESBINA
 (Ora intendo il mister; sarà Rinaldo).
 Credetemi v’inganna,
 vostra sono, il sarò, ve l’assicuro.
895A tutti i numi ’l giuro,
 non ho ad alcun l’amor mio promesso;
 son ragazza e ad amar comincio adesso.
 NARDO
 E pure in questo loco
 tutto amor, tutto foco
900sostenne il cavalliero